Carissimo Alesio,
quando, 10 giorni fa, ci siamo visti a Mai durante il tuo giretto quotidiano, non avremmo mai immaginato di trovarci qui oggi in questa circostanza.
Sì, certo, abbiamo scherzato sui nostri acciacchi, sulle tue giunture che avevano bisogno di essere “oliate”, ma poi il discorso finiva sempre sul coro, sulla preoccupazione che tutti i coristi imparassero bene la propria parte, soprattutto di quei benedetti canti stranieri, e che tutto fosse pronto per i prossimi impegni.
Insomma, nel tuo parlare trapelava quella dedizione a questo luogo che è il coro, che ti ha sempre contraddistinto, sia si trattasse di fare i conti, sia si trattasse di smontare il palco e raccogliere le sedie.
Per questo, la parola che mi sento di dire anche a nome di tutti gli amici coristi è «grazie».
È solo per una dedizione come la tua che il nostro stare insieme può non essere un banale ritrovarsi.
È solo per una dedizione come la tua che altri, speriamo anche più giovani, potranno imparare cosa vuol dire amare e prendersi cura di un luogo e delle persone che ne fanno parte, e scoprire che questo legame è ciò che ogni uomo desidera; e scoprire che questo legame da’ tante gioie e soddisfazioni e, allo stesso tempo, aiuta ad affrontare il dolore e le difficoltà inevitabili della vita con la consapevolezza di non essere soli.
Io, poi, ti devo un grazie particolare. È inutile nasconderci che tra te e il fumo delle candele non c’è mai stato un buon feeling… Ma proprio per questo vorrei ringraziarti, per la tua seria e assidua partecipazione a tutti quei momenti in cui avresti preferito magari essere altrove. Grazie, perché questa è stata per me la testimonianza della stima e del grande rispetto che c’è tra noi.
Certo, adesso fai parte di un altro coro. Come vorrei sentirti cantare il Sanctus della Missa De Angelis proprio con gli angeli! E in questo grande coro hai certamente ritrovato molti amici. Arrigo, Marco,… ed altri 9 che in questi ormai vent’anni di storia, hanno portato la nostra divisa. È segno che le nostre voci sono apprezzate.
Però oggi ti affidiamo un compito: quello di convincere il Signore che, per avere un buon coro in Paradiso, le voci vanno educate sulla terra. E che quindi abbia un occhio di riguardo per il nostro coro, se vuole voci all’altezza di quelle degli angeli.
Conoscendo la tua dedizione, vedrai, ti darà ascolto. E ci farà sentire la Sua presenza, a noi e ai tuoi cari, perché, come anche oggi abbiamo cantato: “Qualcuno c’è che sta lassù, e non ci lascerà”.
Ciao, Alesio.
Gianfranco
a nome di tutti i coristi.
Dervio, 9 settembre 2016